Calcio nel caos - ripercussioni in video

Calciopoli, Biscardi lascia La 7

17/5/2006

Aldo Biscardi il giornalista televisivo più popolare d'Italia, presidente del tribunale dove ogni lunedì si celebra il "Processo" calcistico più famoso d'Italia, deve fare un passo indietroUn'altra vittima dello scandalo intercettazioni: il popolare conduttore paga le telefonate troppo confidenziali con Luciano Moggi. Salta anche il Processo ai Mondiali. Darwin Pastorin nuovo direttore dello sport de La7
Si prende una "pausa di riflessione" Aldo Biscardi. Non gli era mai accaduto, in 26 anni di storia del suo Processo: il più amato e meno temuto dagli italiani.
Ma stavolta la sentenza coinvolge il giornalista ed è spietata: il Processo chiude e Aldo Biscardi lascia La 7.
La decisione è stata presa dopo l'ultima puntata del Processo, andata in onda lunedì sera e incentrata sullo scandalo che ha investito il calcio: Aldo Biscardi esce di scena e lo fa proprio nelle ore in cui la trasmissione sale sulla vetta degli ascolti con il record stagionale (1.460.867 telespettatori e uno share del 6,50 per cento).
L'addio di Biscardi scuote il calcio delle intercettazioni, ma, allo stesso tempo, è proprio nel caos dei colloqui ascoltati dai carabinieri che naufraga il programma della moviola contestata.
Biscardi se ne va e con lui anche quello che era già stato battezzato il Processo ai Mondiali, una trasmissione con alla guida il popolare conduttore durante le notti del Mondiale tedesco con immagini e dibattiti sulle partite dell'Italia e delle altre nazionali protagoniste.
Sarà sostituito da un programma analogo condotto da Darwin Pastorin, nuovo direttore dello sport della rete di cui l'editore è la Telecom di Tronchetti Porvera.
Ma l'addio, adesso, rischia di mandare in cortocircuito i palinsesti di LA7 perché senza Biscardi gli sponsor potrebbero decidere di smarcarsi dal programma.
"Ringrazio il pubblico che con la sua partecipazione mi è stato vicino in maniera così affettuosa e con grande calore dimostrato anche dalle migliaia di messaggi giunti in redazione nella sola serata di lunedì scorso quando - dice l'Aldo nazionale - ho dato prova dell'infondatezza delle insinuazioni sul mio conto".
Il Processo - che va in onda dal 1979 e di cui Biscardi diventa conduttore unico dal 1982 - smette quindi di urlare (o di "parlare due o tre alla volta", come chiese lo stesso Biscardi ai suoi ospiti), ma il fischio finale al salotto del lunedì è destinato ad innescare reazioni a catena. Dietro alla «pausa di riflessione concordata con l'editore», sembra, infatti, nascondersi proprio l'insofferenza di un Tronchetti Provera (sponsor e azionista dell'Inter) stufo di sentire nelle sue frequenze parlare di Juventus, di Moggi, di arbitri con il destino del resto della compagnia (nerazzurri su tutti) relegato ai margini.
Il caos intercettazioni fa così la prima vittima dello schermo.
Dopo gli addii più o meno dolorosi di dirigenti federali, di club o dei vertici degli arbitri, dal calcio esce il volto tv del lunedì in attesa di possibili, nuovi, scenari da viale Mazzini.
(oggi, sul tavolo del Cda della Rai finirà infatti la richiesta della redazione di RaiSport di aprire un'inchiesta interna per capire realmente responsabilità di chi come il caporedattore del calcio Ignazio Scardina è finito al centro delle indagini a forte rischio è la posizione dei vertici della testata sportiva).
Il popolare conduttore ha tentato nel corso della sua puntata di dimostrare come, nonostante le tante intercettazioni, il suo Processo, non subisse le interferenze di Lucianone. E ha rivendicato la propria "totale estraneità a qualsiasi illecito", preannunciando anche querele contro chiunque abbia strumentalizzato le intercettazioni tra lui e Moggi. Non è bastato.
Questa mattina, inviato direttamente da Troncetti Provera, è arrivato a Roma da Milano il responsabile de La7, Campo Dell'Orto, per incontrare Aldo Biscardi e risolvere al più presto il problema.
E senza aspettare i tempi della giustizia ordinaria la sentenza è stata emessa: il giornalista televisivo più popolare d'Italia, presidente del tribunale dove ogni lunedì si celebra il "Processo" calcistico più famoso d'Italia, deve fare un passo indietro.

Ritratto di Aldo Biscardi

Nato a Larino (Campobasso) nel 1930, Biscardi debutta come giornalista al Mattino di Napoli e a Sport sud, diretto da Gino Palombo. Nel 1956, prende il posto di Antonio Ghirelli alla guida dei servizi sportivi di Paese Sera; nel '65 fonda una rivista mensile dal titolo Lo sport delle grandi firme, che dirige per otto anni e alla quale collaborano tutti i grandi giornalisti dell'epoca: Brera, Palombo, lo stesso Ghirelli, Barendson.
E' in questo periodo che comincia a immaginare un programma tv basato sul confronto vivace delle opinioni.
Nel 1979 passa in Rai come capo dello sport della terza rete e come vicedirettore responsabile e l'anno dopo realizza il suo sogno, lanciando Il Processo del Lunedì, titolo suggerito da una frase di Gianni Rodari che, nella prefazione a una storia del giornalismo sportivo dello stesso Biscardi, affermava che il conduttore "parla di calcio come ad un processo".
A condurre in studio Enrico Ameri, all'epoca voce di punta di Tutto il calcio minuto per minuto e Novella Calligaris. Nel '93 passa a Tele+ come direttore responsabile e lancia il calcio nella tv criptata per la prima volta nella sua storia.
Nel '96 passa a Telemontecarlo, divenuta La7 nel 2000, e da marzo 2005 è direttore responsabile di La7 Sport e del Digitale Terrestre Sportivo. E' anche autore di numerosi libri, tra cui uno su Giovanni Paolo II, "Il Papa dal volto umano". La sua ultima fatica è "Aldo Biscardi racconta. Il Mio Processo, tra calcio tv, e politica", edito da Rizzoli.
Contro "il Palazzo del calcio" e gli errori arbitrali, Biscardi promuove da anni una battaglia ormai storica, quella per la moviola in campo. Proprio i rapporti col cosiddetto "Palazzo" e il discusso utilizzo della moviola portano ora il celebre conduttore molisano ad andarsene.
Lunedì, in una puntata del "Processo" che ha fatto un milione e mezzo di telespettatori, ha "confutato con i fatti i sospetti, punto per punto", dimostrando che la "Supermoviola" non accoglieva le richieste telefoniche di Moggi.
Il direttore generale della Juventus, intercettato in alcune conversazioni con il commentatore della moviola del "Processo" Fabio Baldas, chiedeva trattamenti di favore per alcuni arbitri e bocciature inesorabili per altri.
Baldas, collaboratore esterno di Biscardi, dava i suoi pareri sottraendo più o meno punti dalla "patente" virtuale assegnata a ogni fischietto.
Quelli di Baldas, ha sottolineato più volte Biscardi, erano però soltanto dei pareri, che venivano sottoposti al giudizio del pubblico da casa.
Risultato: a fine anno, nella classifica della patente riproposta ieri sera da Biscardi, le giacchette nere amiche di Moggi erano inesorabilmente alle ultime posizioni, eccezion fatta per De Santis.

Fonte www.panorama.it

 

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